martedì 9 gennaio 2018

L'anima, il corpo e la neve



E’ un film bello da ogni punto di vista  "Corpo e anima" di Ildikò Enyedi. E' bello perché declinato negli opposti: è surreale e crudo, freddo e caldo, candido e scuro nello stesso tempo.


Tutto è un po’ anomalo, a cominciare dai due protagonisti: lui con una disabilità fisica, lei con una disabilità psichica che adombra molti tratti autistici.



Avvolta metaforicamente di ghiaccio, come il paesaggio boschivo innevato che a tratti interrompe, con il suo nitore, le scene crude del mattatoio o quelle affollate della mensa aziendale, sembra distante e disinteressata agli altri. Aborre il contatto corporeo, mortifica il proprio corpo in vestiti informi e incolori e si muove in maniera rigida, lo sguardo fisso o oltrepassante.



Come ogni persona autistica trova consolazione e appiglio per vivere nell’ordine della ripetizione, nella serialità delle abitudini, nei panni stesi con meticolosa precisione o nelle posate allineate nel cassetto come altrettanti soldati, ognuno immobile nella propria garitta.



Per lei sono le regole, l’uniformità, la ripetizione infinita dei gesti e delle abitudini quotidiane a garantire la saldezza del mondo. Il film, in fondo, riguarda la paura della diversità che ci porta a interpretare in maniera distorta i comportamenti non conformi. La protagonista del film non è algida come invece viene vissuta dagli altri, ma solo incapace di utilizzare il corpo in maniera comprensibile e condivisa per comunicare le proprie emozioni.



Qualcuno, però, riuscirà a capirla, e potrà farlo perché anche lui diverso. Potrà amarla ed essere riamato proprio grazie a quel suo braccio inerte e odiato, a quella parte del suo corpo che sente aliena, a quella protesi inutile e quasi non di carne, che sfugge al suo controllo e gli ricorda ogni momento la fragilità dell’esistenza.



Il film si chiude con il braccio di lei che dopo l’amore raccoglie dolcemente quello inerte di lui e lo adagia nel letto, accanto ai loro corpi nudi, intrecciando a quella mano insensibile e devitalizzata la sua, con dolcezza infinita.



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