martedì 3 gennaio 2017

Bésame mucho (o della magia)

Certe volte ho pudore a raccontare di certe casualità che mi capitano e che non sembrano tali, cioè coincidenze legate al caso, ma, anzi, mi sollecitano a credere nel pensiero magico. Sono un tipo abbastanza razionale, controllo le notizie in rete e quasi mai mi è capitato di condividere una bufala; non credo nelle scie chimiche e non mi piacciono le teorie complottiste.



Però, a volte, mi lascio andare al senso di magia degli eventi che capitano perché sento che se in quel momento il cuore è un po' preda della malinconia è un modo per scaldarlo. 

Hughes Edward Robert, Midsummer Eve, 1908
Il fatto è semplice. Oggi sarebbe stato il compleanno di mio padre; il primo compleanno senza di lui, cioè il primo che non festeggiamo. Ieri sera ci riflettevo e chiudendo gli occhi mi sono imposta come proposito per il giorno dopo, cioè per oggi, di alzarmi e vivere la giornata senza pensarci, per non diventare troppo triste.


Sempre prima di dormire, però, mi sono venute a visitare delle immagini e poi sono arrivati dei suoni, mentre ero in quella fase del dormiveglia che è difficile controllare. Come spesso succede con i suoni, se non con le immagini, quelli della sera ce li avevo in testa al risveglio e canticchiavo, dunque, "Bésame mucho". E' una canzone, tra altre, che mio padre suonava con la fisarmonica, che i miei fratelli scherzosamente accompagnavano con i loro strumenti più tradizionali e che io cantavo quando si faceva baldoria e musica a casa sua per una qualche ricorrenza. Questa gli piaceva molto; anche a me è sempre piaciuta e in fondo al post inserisco la versione originale, cantata dall'autrice, Consuelo Velasquez.




L'aveva composta nel 1940 e doveva essere il sogno di un bacio se è vero, come aveva dichiarato, che all'epoca in cui l'aveva scritta di baci veri e profondi non ne aveva scambiati ancora. Sono uscita e malgrado il mio proposito di pensare ad altro ho cominciato a canticchiarla sottovoce e poi con la mente. Arrivata in Corso Italia - e sembra incredibile persino a me, che ho pudore, ripeto, a raccontarlo - un uomo suonava Bésame mucho; e la suonava anche bene, o così  mi è parso. La suonava proprio con la fisarmonica, come se da tutta la vita non avesse fatto altro.


L'hanno interpretata anche loro. 

Poco dopo, pranzando con una mia amica, le ho confidato la piccola storia di un compleanno mancato e del dono inaspettato di una musica. Dato che non si è per nulla scomposta, anzi, la storia le è piaciuta, mi è venuta anche voglia di scriverla e parteciparla. Perché, sì, sarà stato di certo un caso, ma a me piace di più pensare che sia stata una magia.



3 commenti:

  1. Bellissimo! Mio marito lo chiamava il linguaggio dell'universo, diceva che ci lascia dei segni, perché nulla è come appare. Viveva in un mondo tutto suo, amava i celti, era molto pagano ed esoterico, sentiva e viveva attraverso forti sentimenti. Io ero e sono piuttosto razionale, ma il linguaggio dell'universo mi piace. A volte pensandolo mi capita di sentire alla radio le canzoni che più amava, cosi mi piace pensare che mi sia accanto. Il tuo post è bellissimo.

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  2. Cara Alessandra, è importante e bello verificare che esistono persone ancora capaci di andare oltre lo sguardo riflessivo che ci aiuta ad avere una maggiore conoscenza, non superstiziosa, delle esperienze, ma che se rigido e arrogante, se pretende di tutto comprendere e spiegare, può anche diventare una difesa che ci chiude alle relazioni e agli affetti e toglie senso all'esistenza. Grazie per il tuo commento.

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