venerdì 13 novembre 2015

Foto rubate


Ricordare i loro nomi sarebbe un'impresa impossibile: ne ho più di 200, in aula. Però i volti li riconosco sempre, anche a distanza di tempo. 



Li ho fotografati durante la mia lezione, mentre non parlavo io.



L'apprendimento e l'insegnamento presuppongono una buona dose di fatica; tuttavia l'impegno non servirebbe a niente se non fosse accompagnato dalla curiosità e dalla passione.



Mi piace insegnare. Certo, sogno gruppi ideali di 20 o 30 allievi e di sicuro le mie lezioni sarebbero molto più interattive di quanto non sia possibile ora con così tanti interlocutori.



Anche in queste condizioni di affollamento, però, è possibile rendere piacevole e quindi fruttuoso il tempo condiviso in aula.



Il mio principio didattico di base è semplice: se l'insegnante non si diverte, a insegnare, se non ne trae lui stesso piacere e giovamento, gli allievi non impareranno che nozioni labili e meccaniche.



Se non si coinvolge, se non si mette alla prova, neanche loro lo faranno; se non è curioso non genererà curiosità; se non è interessato non farà scaturire alcun interesse.



Martedì scorso, dunque, ho approfittato della presenza di una collega dell'università di Praga, ospite all'interno del mio corso, per scattare - con il loro permesso - alcune foto agli studenti.



Per qualche momento mi sono allontanata dalla cattedra e ho guardato la situazione con i loro occhi, avvicinandomi a quelli che di solito si posizionano in fondo e considerandoli tutti e duecento da una prospettiva visuale opposta rispetto a quella consueta.



Stavamo anche proiettando dei video, perciò la luce era abbassata e poiché non amo usare il flash non tutte le foto sono venute bene.



Riguardandole mi sono ricordata della fotografa vittoriana Julia Margaret Cameron, l'amica di Victor Hugo e anche, fra parentesi, nonna di Virginia Woolf nonché autrice dei suoi ritratti più famosi.



Ecco, lei usava la sfocatura volontariamente, per rendere le foto più evocative. Pensando a lei ne ho allora recuperate alcune tra quelle scartate e le ho trasformate in foto in bianco e nero.


Il risultato è che in questo modo sembra di cogliere ancora meglio il pensiero o l'emozione inafferrabile di un momento.


Sembra di vedere il pensiero che scorre dentro la testa, il flusso delle immagini, le reminiscenze suscitate dalle parole che vagano nell'aria come palloncini leggeri e passano di mano in mano prima di volare in alto e tornare giù, volare e tornare ancora.

Michala Škrábová

Michala (Škrábová), la mia ospite e collega, è molto interattiva e ci sentiamo in sintonia non solo per gli interessi di studio, ma anche per il modo di fare lezione.

Non possiedo il ridicolo bastone da selfie e alla fine della lezione ho chiesto a un'altra persona di fotografarci con la mia macchina fotografica. Anche per noi ho voluto provare il bianco e nero.

Nelle due mattine di lunedì e martedì abbiamo dialogato insieme durante le sue due lezioni da ospite, davanti ai miei studenti. Interrompere il monologo tradizionale della lezione solitaria è stato interessante, per gli allievi, e a me ha reso possibile osservarli meglio, quei 200 e più, fissare i volti e le espressioni nella mente...

Ritardatario n.1 di martedì

...sorridere del ritardatario che chiude la porta e lo fa lentissimamente per non fare rumore


Ritardatario n. 2 di martedì scorso.
Foto venuta male perché ridevo (di lui).
o di quello che ne produce perché la porta sfugge al suo controllo o gli cade qualcosa e ci si volta tutti a guardarlo e si ride del suo imbarazzo


"Ci dispiace davvero, dobbiamo proprio andare via un po' prima"
La foto è pessima, ma la situazione tipica

...o di quelli che devono andare via qualche minuto prima e si avviano all'uscita con passo felpato e un po' goffi per non dare nell'occhio



In queste foto i miei allievi hanno lo sguardo perspicace e attento e sorridono; anzi, spesso ridono proprio. A volte hanno le labbra socchiuse, mostrano lo stupore.

Non mi scandalizzo se qualcuno risponde a un messaggio sul cellulare. Perde un paio di secondi di lezione, ma se non lo facesse probabilmente ne perderebbe molti di più a pensarci. Quanta superficialità e ipocrisia in certe regole formali che non guardano la sostanza delle cose!
Oppure inarcano le sopracciglia o, ancora, piegano in maniera strana la bocca per la perplessità di fronte a un ragionamento nuovo.



Avevo chiesto il permesso di scattare queste foto e di usarle, ma poi ho cercato di coglierli nel momento in cui non se ne accorgevano perché non risultassero artificiose e quindi, in un certo senso, queste sono foto rubate. 



Allora le socializzo, prima di tutto con loro, perché resti una traccia di tante ore e parole condivise.































































































2 commenti:

  1. Buon giorno,
    devo dire che mi ha colto in un momento di "massima riflessione", mentre mi mangiucchio le unghie!
    A parte le battute è stata una lezione davvero interessante, su un argomento per altro che potrebbe essere utile spunto di riflessione sulla situazione attuale, l'intercultura ( vorrei spiegarmi meglio ma anche generalizzando rischio di scendere in un tema troppo delicato al momento e non affine a queste foto); comunque sicuramente da riproporre!
    Alla prossima lezione!

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  2. Un articolo bellissimo, sia per le immagini (che raccontano molte cose importanti), che per i contenuti, come sempre interessanti! Grazie per questa bella lettura.

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