mercoledì 5 agosto 2015

La cornice dell'esistenza

Un pezzettino di Coro - Requiem di Mozart, 2 giugno 2015
(Siamo un numero variabile, a seconda degli anni, da 130 a 160 circa del 2015)
Non riesco a immaginare la mia vita senza la musica. Ne ho bisogno per ragioni opposte. La cerco quando devo concentrarmi su qualcosa, ma anche quando devo distrarmi da qualcos’altro. La cerco per consolarmi, per attraversare meglio un dolore, oppure per moltiplicare la mia gioia di vivere e condividerla.

Sempre il coro dell'Università di Pisa, al Teatro Verdi, per il concerto di Natale
I miei ricordi sono sempre evocati insieme a una musica, ma accade anche l'inverso, e cioè che una musica mi susciti un’associazione immediata con qualche esperienza passata. Basta l’accenno di una melodia, una piccola stringa di note e subito vengo rapita e catapultata da qualche parte di una realtà non più tangibile, ma magicamente restituita alla vita.

Coro Università di Pisa (sempre parziale), Requiem di Mozart, 2015
La musica è la stimolazione più antica alla quale siamo soggetti, fin dalla nostra nascita e in parte anche prima. In un certo senso si potrebbe dire che tutti nasciamo esposti alla musica perché fin da subito siamo accolti da parole delle quali non comprendiamo il significato, ma solo la prosodia, cioè i sentimenti di chi si rivolge a noi. Quella musicalità emozionante e il ritmo del cuore, il suo battito ora lento nell’abbraccio rassicurante, ora accelerato nell’attesa e nel desiderio del ritorno di quell’abbraccio stesso, ricamano tutti i nostri affetti. Il ritmo del cuore, del resto, è lo stesso del ninnare, lo stesso che in certe religioni accompagna la preghiera, lo stesso dei balli più trascinanti e infine lo stesso anche del dolore disperato e della tensione che ci fanno muovere il busto avanti e indietro, proprio come fanno i folli.


Elisir d'Amore, Natale 2014, il saluto dopo la parte natalizia
Non potrei immaginare la mia vita senza la musica. Da quando mi alzo a quando mi corico per dormire e poi forse, chissà, anche nel sonno, io canto sempre. Lo faccio, magari, sottovoce, oppure con il solo pensiero, ma a volte anche a gola spiegata, se nessuno può sentirmi.
Mi mancano. Dico le prove del coro: quel piccolo appuntamento, due sere a settimana, nell’ora in cui di solito si va a cena.

Il finale scherzoso del Concerto di Natale 2014 - Teatro di Pisa
Quello di cui faccio parte, poi, è un coro particolare. E’ legato alla comunità in cui lavoro: l’Università di Pisa.

L'Orchestra dell'Università di Pisa (una parte) - Teatro Verdi
Insieme all’orchestra, di formazione più recente, costituisce il Centro di Ateneo per la diffusione della cultura e della pratica musicale di cui vado fiera perché non è scontato investire in esperienze culturali di questo genere.

Requiem di Mozart, 2015 - La grande chiesa di Santa Caterina gremita di persone
Mi mancano le prove, l’incontro disordinato e caotico tra persone che arrivano chiassose, che si raccontano e scherzano fin dalle scale della vecchia Facoltà di Lettere e Filosofia, che si coprono con il rumore l’un l’altra e poi, all’improvviso, si dispongono ordinate e in silenzio tra i banchi e non si prevaricano più, ma attendono di armonizzare le voci, il tono, il volume, per respirare il senso di essere molti e uno nello stesso tempo.

"Sarò breve" (il saluto prima del concerto)
Cantare insieme significa, soprattutto, sentire che non contano le differenze, neanche quelle di età, di ruoli sociali, del vivere un momento della propria vita colorato di tristezza o invece di gioia, perché la musica è condivisione e anche le emozioni rimbalzano dall’uno all’altro.
No, non ho proprio ricordi che non siano anche sonori. Mio padre ha più di 93 anni, ma suona ancora l'armonica a bocca come quando eravamo piccoli e ci divertiva e acquietava con quella.


A volte prende in mano la fisarmonica, anche se è pesante e si stanca presto.

Mio figlio è quello più piccolo dei due nipoti, quello che ascolta a bocca aperta...
A me la fisarmonica piace tantissimo e se mi capita di sentire quel suono particolare, malinconico e gioioso insieme, è quasi impossibile che non mi commuova un po'.


Rubata dalla pagina Fb dell'Orchestra dell'Università di Pisa
(di cui i due contrabbassi fanno parte)

5 commenti:

  1. La foto dei due contrabbassisti è meravigliosa!

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  2. Fabio Corsi06 agosto, 2015

    Sono approdato a questo blog da un link FB del mio amico (e cugino di 2. grado) Carlo Catarsi.
    Io stesso - Fabio Corsi, esaminatore di brevetti all' Uff. Brevetti Europeo di Monaco di Baviera - ho sempre amato la musica e da circa 4 anni ho (ri)scoperto la mia voce cantando in un coro. Voglio solo dire che qui leggo alcune cose che capisco e condivido al 100% : "Non riesco a immaginare la mia vita senza la musica", ; "tutti nasciamo esposti alla musica", "Cantare insieme significa, soprattutto, sentire che non contano le differenze, neanche quelle di età, di ruoli sociali, del vivere un momento della propria vita colorato di tristezza o invece di gioia, perché la musica è condivisione e anche le emozioni rimbalzano dall’uno all’altro".
    Forse un po' retoricamente, grazie.

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    1. Questo blog ha diverse visualizzazioni giornaliere, però non posso sapere di chi sono e cosa pensa chi legge. Infatti, non so bene perché, l'aspetto critico dei blog è che i commenti sono rari. A volte, incontrando qualcuno per strada, capita che mi parli di qualcosa che ho scritto qui e mi fa piacere, ma il riscontro immediato me ne fa di più. Perciò: grazie a te per il commento!

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  3. La leggo sempre con moltissimo interesse, se non commento è perchè lei cattura completamente lo spirito di chi legge infondendogli un senso di completezza. Per meglio dire, ci si riconosce nei sentimenti, si resta sorpresi dalle immagini, si avverte il desiderio di ringraziarla per le sue condivisioni, per questa sua esistenza a cui lei cerca di dare continuamente un senso, riempiendo vuoti con la saggezza di chi sa lasciarsi andare ai vuoti stessi. In conclusione, aggiungere un sola parola, sembra d'interrompere i ritmi di un suono o una poesia.

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    1. In effetti il lato debole dei blog, secondo me, è la rarità dei commenti, perciò si va a fiducia. Io vedo solo quanti leggono i miei post, ma non so chi sono né cosa pensano a meno che non lo scrivano. A volte c'è anche qualcuno che mi scrive in privato, nella mail, per un commento, a qualcosa che ho scritto, ma non vuole farlo qui dove altri leggono. Perciò grazie per questo commento pubblico e per l'apprezzamento!

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Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.