L’unica cosa che ho un
po’ in uggia del comportamento dei gatti è questa mania di occupare qualsiasi
contenitore o spazio anche a costo di stare scomodissimi, soffrire freddo o
caldo. E se le danno di santa ragione, se sono più di uno, per avere il primato!
Margot |
Chissà se si tratta di un’occupazione di
territorio, come per lo più l’ho sempre interpretata, oppure di una ricerca di
contenimento affettivo. Oppure di entrambe le cose.
Margot |
Sibilla |
In effetti se prendiamo questa mania
felina a metafora e volgiamo lo sguardo verso la nostra vita viene subito in
mente che il contenimento è importante. E' l'abbraccio che crea di nuovo, attorno a noi, quella coltre acquatica nella quale, all'alba dell'esistenza, ci sentivamo protetti da ogni stimolo traumatico e sicuri. Un'età dell'oro dove esisteva solo il continuo. il battito del cuore, quello materno e il nostro, in quel ritmo binario che sarebbe stato poi lo stesso della ninna nanna e dopo ancora, magari, delle nostre danze. Forse era quello il paradiso perduto. Nessun rumore forte, nessuna luce abbagliante, nessuna discontinuità d'esistenza, nessun senso di vuoto, mai.
Margot |
Poi ci siamo sentiti stretti e siamo nati al discreto, all'alternanza tra pieno e vuoto, tra quiete e rabbia, tra sazietà e fame, tra braccia che ci avvolgevano placandoci e la solitudine di un lettino nel quale avevamo a volte freddo o caldo e non c'era quel battito rassicurante, quel calore di carezze, quell'odore familiare.
Da allora e per tutta la vita dobbiamo fare i conti con la necessità di imparare a coniugare questi due aspetti: il bisogno di sicurezza e quello di libertà. La sicurezza, infatti, se in eccesso, si coniuga con la prigionia.
Un amarissimo video di Bruno Bozzetto, un piccolo capolavoro, “Una vita in scatola”, ci rappresenta quest’idea.
Spesso identifichiamo la nostra identità
con i confini dei nostri territori e non contenti di quelli che già ci sono ne
tracciamo altri e altri ancora. Occupiamo un territorio come i gatti occupano un pezzo di carta posato sul tavolo e come loro, trionfanti, ci guardiamo intorno fieri di dimostrare il nostro ridicolo possesso.
Ulisse (a sx) e Sibilla (a dx) |
E arriviamo fino a ergere alte mura intorno al nostro preziosissimo
Io segreto, con l’intento di proteggerlo. Quasi che al contatto con altri o con
un po’ di luce potesse sgretolarsi o fondersi, come le ali di cera di Icaro,
condannato a precipitare giù per avere creduto in un sogno.
C'è chi decide persino di non
innamorarsi per non dover subire l’eventuale ferita dell’abbandono o per non
sentirsi dipendente da qualcuno. Altri ancora rinunciano all'esplorazione del
mondo e per questo uccidono la curiosità e si negano la scoperta, condannandosi
a una vita di abitudini. Gli stessi cibi, le stesse azioni alle stesse ore: programmano persino il tempo delle risate.
Quanto a me preferisco stare sui confini di un
territorio perché dal centro vedo solo me stessa e i miei simili, mentre dai
confini posso guardare di qua e di là e il mio occhio può volgersi
all’orizzonte e permettermi di continuare a sognare.
Bellissimo post,detto da una persona che tra la voglia di libertà e la paura delle care sicurezze,ci vive!
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