martedì 1 ottobre 2013

Consumo della terra, consumo dell'amore.


La follia del consumo: di terra, di aria, di acqua o di persone. 9 ottobre 1963. Vajont. 1910 morti. Il genocidio dei poveri. Non fu destino, ma conseguenza di un modo di concepire la vita come subalterna al consumo. Consumo di suolo, di acqua, di aria, di persone. 


No, non c’è  molta differenza tra il consumo della terra dissennato e cieco, che genera distruzione e morte, e il consumo delle persone che è alla base degli attuali modelli relazionali e in particolare di quelli amorosi. 

La terra si usa e così non se ne gode; ci se ne serve per un guadagno immediato ed effimero, che ci fa sentire capaci di soggiogarla, dunque onnipotenti.
Analogamente le persone si usano e così non se ne gode. Sono mezzi per raggiungere un obiettivo volatile e immediato e lasciano dentro un vuoto che temiamo di contattare. Cerchiamo semmai di riempirlo illusoriamente. C’è chi lo fa con gli oggetti – di consumo, appunto – chi con l’alcol, chi con il cibo, chi, infine, con la serialità e superficialità di altri rapporti ancora. Le veline berlusconiane sono l’oggetto del desiderio che conferma e placa, apparentemente e sul momento, l’insicurezza legata alla necessità maschile di ridefinire il proprio modello di genere. Per riverberare l’immagine del grande uomo e rimandargliela le veline hanno occhioni spalancati e pronti a stupirsi di un niente, eppure ciechi, perché non vedono né pance né calvizie - che pure si potrebbero anche amare, vedendole. Si è sempre pensato che quello femminile fosse l’universo muto e perdente. 




Ma non possono essere felici, nemmeno gli uomini, se non c’è reciprocità e sguardo ricambiato; se non ci sono parole che si intrecciano e arricchiscono le une con le altre, voci maschili e femminili che insieme carezzano teneramente le tristezze e i dolori e complici ricamano i sogni. 

Ignari e stupidi, consumiamo la terra come consumiamo, spesso,  la nostra vita: sprecando e distruggendo.


Il dramma del Vajont raccontato da Marco Paolini e Gabriele Vacis:

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