mercoledì 11 settembre 2013

Le nevi del Kilimangiaro

"Le nevi del Kilimangiaro", di Robert Guédiguian, è uno di quei film alla fine dei quali resti seduto con la scusa che devi assolutamente conoscere il titolo dei brani della colonna sonora e, come si sa, per ragioni ineffabili e oscure, la musica nei titoli di coda viene alla fine, dopo le sarte e tutti i tecnici, compresi gli elettricisti. In realtà non vuoi alzarti perché ti generano, film così, la difficoltà di rientrare al di qua dello specchio, nella dimensione dell’uscita nella notte, della strada da percorrere e dell’auto da raggiungere. E’ un film che dà calore, che parla del senso: il senso della vita e dei legami, ma anche la capacità di provare solidarietà, di mettersi dal punto di vista dell’altro, di amare. Ho pianto silenziosamente, però era quasi piacevole farlo, liberatorio, sia pure attraversando la difficoltà di asciugarmi le lacrime da sotto gli occhiali e senza qualcuno con cui ironizzare sulla mia facile commozione perché negli ultimi tempi vado volentieri da sola, al cinema. 
Ispirato al poema “Les pauvres gens” di Victor Hugo, ci racconta di povertà e di cassa integrazione, ma anche di affetti, di complicità nel senso positivo del termine tra un uomo e una donna, di amore che è fatto di carezze e di condivisione di sguardi sul mondo. Ho pianto per la vicenda che costituisce il nucleo essenziale del film e che devo lasciare alla scoperta di chi non l’ha ancora visto; ho pianto, poi, nelle sequenze relative ai festeggiamenti per i trenta anni di matrimonio dei protagonisti che ancora si amano, ma non ipocritamente, nella doppia morale degli odiosi matrimoni di sopportazione reciproca e calcolata; si amano con la capacità di giocare insieme, di ridere, di relativizzare, di apprezzare ciascuno i doni dell’altro senza darli per scontati. E ho pianto, infine, quando viene consegnato loro dai figli il regalo, perché la scena sembra ricalcata su un ricordo personale particolarmente tenero: quando pochi anni fa, con i miei fratelli, abbiamo fatto lo stesso regalo, un viaggio a sorpresa, ai nostri genitori che festeggiavano le nozze d’oro. Dare senso ai legami è la stessa cosa che dare senso alla vita: perché noi siamo gli affetti e le relazioni che intessiamo.

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